S.ISIDORO E’ STATA LA CASA PER 402 MINORI
Da dieci anni a Reggio esiste una comunità che accoglie e soccorre minori in difficoltà.
Bambine, bambini, ragazzi e ragazze con situazioni familiari particolari alle spalle che vengono aiutati e accompagnati verso un futuro, si spera, migliore. Verso una età adulta più rosea.
La comunità socio educativa per minorenni “Sant’Isidoro”, che si trova a Rivalta, in una grande casa di proprietà del Pio Istituto Artigianelli, è tutto questo e molto di più.
Sì perché di fatto da gennaio del 2011 è stata la seconda casa per 402 minori che hanno incontrato, negli anni che dovrebbero essere i più belli e spensierati, varie difficoltà lungo il loro percorso.
Questa grande famiglia chiamata Sant’Isidoro è legata e gestita dal Ceis, Centro di Solidarietà Reggio Emilia spesso conosciuto più per le sue attività legate al recupero delle tossicodipendenze, ma che in realtà da diverso tempo ha esteso il suo impegno verso nuove forme di difficoltà e disagio.
Oggi si occupa ancora di dipendenze patologiche ma anche dell’accoglienza dei migranti, di animazione del territorio, del supporto a famiglie con anziani e, nello specifico, come si diceva dell’ospitalità di ragazze ragazzi fuori dal nucleo familiare originario.
“Il primo gennaio 2011 la Comunità Sant’Isidoro è nata e si è sviluppata in stretta collaborazione con quella che si chiamava Asp O.S.E.A., la cui preziosa esperienza ci ha permesso di affrontare un impegno allora completamente nuovo. Determinante è stato infatti il sapiente accompagnamento dell’allora direttore pedagogico di O.S.E.A. ‘Il Villaggio’, Carlo Menozzi con il sostegno di Giovanna Bedocchi e Giovanni Dossetti – spiega Antonio Lanzoni, responsabile dell’area minori del Ceis -. Con il supporto di Fcr, del Comune di Reggio e delle altre Unioni comunali presenti nella nostra provincia, col tempo sono nati anche una seconda comunità educativa, chiamata “Santa Lucia”, una comunità educativa integrata, “Santa Maria Maddalena”; una di pronta accoglienza, “San Francesco”, una struttura temporanea per minori stranieri non accompagnati, “San Giovanni Bosco”, così come appartamenti per neomaggiorenni che si avviano all’autonomia”.
Nei dieci anni appena trascorsi sono stati ospitati numerosi ragazze e ragazzi con difficoltà familiari dalla Sant’Isidoro e, ad oggi, fra strutture e appartamenti per neomaggiorenni che si avviano all'autonomia, viene offerta un'ospitalità familiare e professionale a 35 giovani.
In particolare, viene offerto “sostegno a una fascia di popolazione così importante – prosegue Lanzoni - per il bene comune: per garantire a questi ragazzi e alle loro famiglie un futuro migliore e una buona convivenza sociale”.
La comunità educativa accoglie temporaneamente il minorenne qualora il nucleo famigliare sia impossibilitato o incapace di assolvere il proprio compito. “Offre ai minorenni un contesto educativo di sostegno nella gestione giornaliera dei vari aspetti della vita ed è vissuta come luogo di socializzazione con tempi e modalità simili allo stile familiare. Fra gli obiettivi primari vi sono dunque il benessere fisico, psichico e sociale del minorenne ponendo al centro dell'intervento educativo la relazione come stimolo alla scoperta e allo sviluppo delle potenzialità individuali verso un percorso di autonomia”.
La comunità di Sant’Isidoro accoglie fino a otto minorenni di entrambi i sessi, di età compresa fra i sei e i diciassette anni e due minorenni di entrambi i sessi in pronta accoglienza.
“Ci teniamo, come Ceis - conclude Antonio Lanzoni -, in occasione del decennale di questa comunità educativa, a ringraziare tutti i giovani che tanto hanno saputo insegnarci accogliendoli, poi gli enti e le istituzioni che ci hanno dato fiducia, i numerosi volontari che hanno condiviso con noi un percorso mai banale. Un caro saluto poi va a Carlo Menozzi per la sapienza con cui seppe accompagnarci. Ringraziamo in generale anche tutte le educatrici e gli educatori, i responsabili delle varie comunità, il personale amministrativo e di servizio che ha permesso e permette ogni giorno di rispondere con cura alle persone che vivono nelle nostre case”.
di Cristina Fabbri
Gazzetta di Reggio